2.1 – Il costume perfetto

Ti sei mai chiesto chi saresti stato senza tutte le etichette?

Se togli il nome, l’età, il lavoro, il genere, la nazionalità, la fede, le cicatrici, i successi…

Chi resta?

Ti hanno dato un vestito. Bello, ordinato, socialmente accettabile.

Hai passato anni a indossarlo, a sistemarne le cuciture, a stringerlo

o allargarlo pur di starci dentro.

E alla fine… hai iniziato a credere che quel vestito sei tu.

Ma tu non sei il ruolo. Sei l’attore che può scegliere se restare sulla scena.

Il problema non è la maschera. È quando dimentichi di averla messa.

La Matrix non ti controlla con la forza.

Ti controlla con l’identificazione.

 

2.2 – La grande dimenticanza

Da bambino sapevi chi eri.

Lo sapevi senza pensarci.

Lo sapevi nel corpo, nello sguardo, nel gioco, nella risata.

Poi è arrivata la scuola.

Poi la religione.

Poi il dovere.

Ti hanno detto:

“Così si sta al mondo.”

E tu ci hai provato. Hai fatto il bravo.

Hai obbedito.

Hai messo da parte la voce che non seguiva il copione.

Hai imparato che era meglio essere apprezzato che autentico.

Hai iniziato a spegnere interi pezzi di te.

Fino a diventare un file ben formattato da archiviare nel sistema.

Ma quella voce, quella vera… non è mai morta. Ha solo aspettato.

A volte urla nei sogni.

A volte ti fa sbagliare strada apposta.

A volte ti fa piangere senza un perché.

È il tuo IO che bussa da dentro.

Non per farsi spiegare.

Ma per farsi ricordare.

 

2.3 – Il nome che nessuno ti ha mai dato

Tu non sei ciò che ti hanno detto.

Non sei neanche ciò che ti sei raccontato per sopravvivere.

Sei ciò che ricordi di essere.

C’è un nome che ti appartiene, ma nessuno ti ha mai chiamato così.

È il nome che vibra nella tua anima, quello che nessun documento può contenere.

Non si pronuncia. Si riconosce.

Quando lo incontri, tutto si allinea.

Non hai più bisogno di difenderti, di definirti, di convincere.

Sei.

Non serve combattere la Matrix.

Serve riconoscere chi sei davvero

al di sotto di tutto ciò che hai indossato per essere accettato.

Il vero risveglio non è scoprire una verità esterna. È riconoscere la verità che sei.

E quando ricordi chi sei,

l’identità artificiale comincia a dissolversi come un sogno al risveglio.

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